Dentro l'arnia: la vita delle api
Le api
Le api comunemente note come quei piccoli insetti che fanno il miele e che procurano dolorose punture se minacciate, sono in realtà imenotteri classificati secondo la classificazione di Linneo (biologo del 1700) in genere apis e specie mellifica. In questa specie si possono poi trovare diverse razze endemiche di varie parti del mondo. Quelle che abitano il centro italia e che sono apprezzate in tutto il mondo per l'ottima capacità di produrre miele senza essere eccessivamente aggressive, sono appartenenti alla razza ligustica, mentre nel nord italia (e europa centrale) molto apprezzate anche le Carniche.
La caratteristica più famosa delle api, a parte la ben nota capacità di produrre miele e di poter pungere con un pungiglione velenoso, è la strabiliante organizzazione sociale che porta questi operosissimi insetti a vivere in colonie o famiglie regolate secondo una precisissima e rigorosa organizzazione sociale. Non solo la famiglia svolge le sue attività nell'arco dell'anno in funzione del succedersi delle stagioni, ma vive secondo una rigorosa spartizione di compiti sulle tre principali caste che la compongono.
Le incredibili capacità sociali delle api portano a considerare l'intera famiglia come un unico superorganismo, in cui il fine comune è il bene e la sopravvivenza della famiglia stessa non del singolo componente. L'organizzazione sociale delle api prevede una suddivisione della popolazione in tre tre differenti caste: la regina, le api operaie e i maschi o fuchi.
La regina
La regina è sempre una soltanto per colonia ed è di fondamentale importanza per la gestione della colonia.
Una regina giovane e sana infatti provvede a deporre uova a ritmo continuo consentendo un continuo ricambio di api permettendo in questo modo una regolare crescita della famiglia.
La regina è una ape come le altre (almeno da un punto di vista cromosomico), ma viene nutrita, sia per tutta la fase di crescita che per il resto della vita, a pappa reale: questa superalimentazione la porta a crescere più della norma, tanto da raggiungere dimensioni ragguardevoli rispetto alle operaie (circa 18-22 mm).
Il compito principale della regina è provvedere alla crescita della famiglia grazie a un continuo lavoro di deposizione delle uova (detta ovodeposizione). Si tratta di attività importantissima per la colonia e per questo motivo la regina non deve essere assolutamente distratta da altre preoccupazioni: anche il nutrimento è una attività che viene coadiuvata grazie all'ausilio di alcune api (dette ancelle reali) che provvedono a fornirle costantemente pappa reale. Una regina depone circa 3000 uova al giorno (nel periodo di massima crescita della famiglia, in genere nei primi mesi estivi) per un periodo massimo di 5 anni: in genere già al terzo o quarto anno pero' la regina perde la sua forza e deve essere sostituita.
L'ape regina spicca per le sue dimensioni rispetto alle altre api
La regina viene fecondata dai maschi della famiglia (ma anche di famiglie confinanti) una sola volta nella sua vita, durante il cosiddetto volo nuziale, che deve essere eseguito sempre in un periodo che non va oltre il ventesimo giorno di vita: se non si accoppia entro tale giorno rimane sterile e non potrà deporre uova a femmina ma solo maschi (detta per questo motivo regina fucaiola).
Durante il volo nuziale la regina si accoppia con diversi maschi della stessa famiglia o delle famiglie vicine (se la colonia vive in un apiario con molte arnie vicine). Durante l'accoppiamento la regina riceve lo sperma dei maschi, e lo conserva per il resto della vita in apposite sacche interne al suo corpo.
La regina non ha un pungiglione velenoso, per cui non può attaccare altri insetti o l'uomo: il suo pungiglione è tramutato in una specie di piccola lama (lo spadino reale) con il quale provvede a uccidere altre regine appena nate per mantenere il controllo e il predominio della colonia (cosa strettamente legata alla fase di sciamatura).
La regina è molto importante anche come funzione di regolazione delle attività interne della colonia. I suoi impulsi chimici infatti spingono le api a raccogliere il nettare, a costruire nuovi favi, a mantenere l'ordine della famiglia stessa. Una colonia senza regina o in cui la regina è ormai vecchia e quindi chimicamente poco potente, risulta inoperosa e si muove in modo disordinato; anche il tipico ronzio pulsante (sintomo di una famiglia in buona salute sotto il controllo di una regina forte) viene cambiato in un suono monotono facilmente riconoscibile. E' infatti grazie alla produzione di feromoni che spinge le altre api a svolgere il loro compito regolarmente e con la massima efficienza: dalla pulizia e della igiene della colonia, alla protezione da nemici esterni, alla raccolta di nettare e polline, tutti i compiti essenziali per la buona salute della colonia sono svolti dalle api su stimolo chimico della regina. Una regina in buone condizioni di salute porterà ad avere una famiglia operosa e attiva. Una regina vecchia, che non depone più bene o che non apporta la giusta quantità di sostanze chimiche alle operaie, verrà presto sostituita dalle operaie tramite un processo di selezione molto affascinante e per certi versi complesso.
Le api operaie
Le api operaie sono i membri che portano avanti tutte le attività necessarie per la corretta sopravvivenza della colonia stessa: gestiscono la pulizia, regolano la temperatura del nido, proteggono contro attacchi esterni, provvedono alla raccolta delle provviste (nettare e polline).
Una ape operaia, di dimensioni nettamente più piccole rispetto alla regina (circa 12-13 mm) vive mediamene 40gg nel periodo di massima attività lavorativa (il lavoro la logora), mentre nel periodo invernale riesce a sopravvivere anche 4,5 mesi.
Ogni ape svolge nel corso della propria vita i vari incarichi a seconda dell'età o delle esigenze della colonia: appena nata, passa alcune ore a riposarsi dopo l'enorme fatica della schiusa della cella, e si nutre e si fortifica. Per i successivi tre giorni la nuova ape è impegnata nel disbrigo dei lavori domestici all'interno dell'arnia. Fra il sesto e il quarto giorno lavora per pulire i favi di covata e di raccolta e provvede alla pulizia della arnia in generale. Successivamente (fino al tredicesimo giorno) svolge il compito di nutrice fornendo il primo nutrimento alle larve appena dischiuse dalle uova deposte dalla regina. Fra il quattordicesimo e il diciannovesimo giorno l'ape si prepara a svolgere quello che sarà il suo compito principale (la raccolta del nettare e del polline): inizia a effettuare i primi voli di orientamento, attività che alterna a quella di ventilatrice della colonia (nei periodi caldi le api si posizionano molto vicino all'entrata e sbattendo le ali senza volare provocano un flusso d'aria con funzione di termoregolazione), di cerificatrice (per la produzione di nuovi favi, ovvero le tipiche strutture a “nido d'ape” che rappresentano il dentro della arnia) e di guardiana (a difesa della famiglia). E' in questa fase che si sviluppa l'apparato di difesa (pungiglione e sacche velenifere) e che l'ape inizia a sviluppare un comportamento aggressivo (anche se sempre limitatamente alla difesa della colonia).
Dal ventesimo al quarantesimo giorno l'ape diventa una “bottinatrice” ovvero svolge numerosi voli per la ricerca e la raccolta di polline e nettare (quest'ultimo verrà trasformato in miele). La fase di esplorazione alla ricerca di nuove zone di fioritura ha come fine quello di comunicare alle altre api la presenza o meno di zone ricche di fioriture, secondo il noto meccanismo della “danza delle api”, la cui scoperta ha valso il premio nobel a von Frish nel 1973 (parleremo della danza della api in maniera dettagliata prossimamente).
Questa alternanza di ruoli avviene secondo uno schema prestabilito ma non necessariamente immutabile; a seconda delle esigenze della famiglia e del particolare momento dell'anno i ruoli possono variare: in presenza di un attacco da parte di un aggressore esterno (o di un'altra famiglia che tenta di impossessarsi delle scorte) le api bottinatrici possono tornare a fare le guardiane o viceversa se è necessario un maggior lavoro per costruire nuove camere di raccolta in presenza di forti sorgenti nettarifere.
Il fuco
Il fuco è il maschio delle api. Nasce da un uovo non fecondato ed è di dimensioni più grosse, di una ape. Il corpo è più tozzo e più peloso. La lingua (detta ligula e tipicamente usata per la raccolta del nettare), è corta per cui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favi e deve essere nutrito di polline dalle operaie; non possiede pungiglione.
I fuchi sono presenti nell'alveare da maggio a fine agosto in numero che varia da 2.000 a 4.000. Anche se a volte partecipano limitatamente allo svolgimento di alcune operazioni di pulizia e ordine nella arnia, il loro ruolo principale è limitato alla inseminazione della regina. L'accoppiamento avviene durante il volo nuziale, quando “nuvole” di maschi inseguono la regina: pur essendo questo un momento di fondamentale importanza per le api dato che garantisce la prosecuzione della specie, porta alla morte dei maschi. Durante l'accoppiamento infatti l'organo riproduttore maschile (detto endofallo) dei maschi rimane “uncinato” al corpo della regina: tale distaccamento porta allo sradicamento delle viscere del fuco che muore poco dopo.
Il fuco è il maschio delle api. Il suo compito principale è
inseminare la regina durante il suo volo nuziale
Durante il volo nuziale la regina riesce ad accoppiarsi con più maschi: ogni rapporto le permette di accumulare una quantità di spermatozoi che verranno conservati nel corpo della regina in apposite sacche (sacche spermatiche) per venir poi utilizzate durante l'operazione di ovodeposizione. Dopo un primo volo nuziale capita che la regina ne possa compiere altri per immagazzinare il maggior numero di spermatozoi: quando ha raccolto il quantitativo sufficiente, la regina non uscirà più dal nido, se non in occasione di una sciamatura.
Quando le api operaie si accorge che la regina è fertile e inizia a deporre uova, perde interesse nell'allevare nuovi fuchi: quelli ancora presenti nella famiglia vengono lentamente lasciati in disparte e non nutriti. I pochi che restano a fine stagione vengono letteralmente espulsi dal nido o uccisi, dato che, con l'arrivo dell'inverno, il loro sostentamento costituirebbe un inutile spreco di risorse.
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